Daitō Ryū Aikijujutsu Seifukai

Il Daitō Ryū Aikijujutsu rappresenta oggi uno dei più importanti esempi di Ko-Ryū (scuole antiche) image2-19 della tradizione giapponese. Conosciuta nei secoli con vari nomi (Oshiki Uchi, O-tome bujutsu, Aiki in yo ho) la nascita di questa scuola va ricercata nel periodo Heian (796-1185 d.C.), epoca nella quale emerse in pratica la classe samurai nel paese del Sol Levante. Anche se alcune leggende portano come figura fondamentale della scuola il Principe Sadazumi, sesto figlio dell’imperatore Seiwa e creatore del Clan Minamoto vissuto nel IX secolo, le fonti più accreditate fanno risalire in realtà la nascita di questa arte al periodo tra il 1082 e il 1087 ad opera di Minamoto Yoshimitsu Shinra Saburo. Questo intrepido samurai, fratello del più famoso Minamoto Yoshiee, aiutò quest’ultimo nel corso dell’assedio del castello di Kanazawa tra il 1082 e il 1083. Durante la lunga battaglia ebbe modo di fare un approfondito studio sul corpo umano grazie ai cadaveri di alcuni soldati nemici. Dalla profonda osservazione delle articolazioni, unita a una originale forma di lotta di famiglia, non dissimile dall’antesignano del Sumo, codificò un sistema di combattimento che racchiudeva inoltre la tattica della scherma, della quale egli era un rinomato praticante. La sua esperienza venne tramandata al figlio Yoshikiyo, che, trasferitosi presso il villaggio di Takeda, ne assunse il cognome, dando origine a questa grandissima dinastia di samurai. L’antico Daitō Ryū fu così trasmesso all’interno del clan Takeda nei secoli successivi, riuscendo a sopravvivere anche alla disfatta del ramo principale della famiglia dopo la catastrofica successione di Takeda Katsuyori, figlio del grande Takeda Shingen, il quale in pochi anni, dal 1573 al 1582, portò la famiglia al disastro e distruggendo il patrimonio di territori e di potente forza armata costruito dal padre. Uno dei Takeda sopravvissuto alla sventura del ramo principale (il ramo Kai) fu Takeda Kunitsugu, nipote del grande Shingen, il quale per volontà dell’illustre zio si era trasferito come vassallo presso il Daimyo di Aizu, amico fraterno di Shingen. Qui l’antico Daitō Ryū divenne per i successivi secoli una delle tecniche segrete insegnate agli hatamoto (uomini di bandiera) del clan, legato fedelmente agli Shogun Tokugawa. Fu proprio la disfatta del clan Aizu, nell’ultimo disperato tentativo di impedire la caduta del bakufu dei Tokugawa e la restaurazione Meiji nel 1868, che rese possibile al Daitō Ryū di emergere dalla segretezza nel quale era stato tramandato per secoli. Saigo Tanomo, allievo diretto di Takeda Soemon e alto dignitario del clan Aizu, dopo la disfatta si prese carico di insegnare al nipote del suo antico maestro l’arte appresa. Il giovane allievo si chiamava Takeda Sokaku e a lui va il vero merito della diffusione di questa scuola nel mondo, oltre al nome con il quale attualmente conosciamo questa scuola (Daitō , grande oriente, era il nome del castello residenza di Minamoto Yoshimitsu). Sokaku, infatti, personaggio estremamente particolare dal duro carattere, girò in lungo e in largo il Giappone nella prima metà del XX secolo, addestrando migliaia di allievi. Il più famoso di questi fu Ueshiba Morirei, che nel 1942 svilupperà dal Daitō Ryū Aikijujutsu l’Aikidō, disciplina che, insieme a Karate e Judo, rappresenterà una delle arti marziali più conosciute e praticate nel mondo. Oggi il Daitō Ryū Aikijujutsu (o Aikibudō secondo alcune organizzazioni) è suddiviso in numerose differenti branche, ciascuna delle quali risalente a uno degli allievi che ottenne da Takeda Sokaku la conoscenza di questa antica scuola.

Le peculiarità del Daitō Ryū Aikijujutsu Seifukai

Il Daitō Ryū, pur appartenendo a pieno diritto alla famiglia delle scuole di Jujutsu, viene sovente considerato, a torto, come un fenomeno diverso dalle altre arti marziali. In realtà il suo essere “aiki” è solo un modo di intendere la pratica di questa forma antica di Budō. La sua origine arcaica ci ha consegnato infatti una scuola dove l’elemento dell’armatura era una delle variabili con le quali occorreva confrontarsi secondo la logica dello Yoroi Kumi uchi (combattimento con l’armatura giapponese). Anche la circolarità dei movimenti, poi ampiamente sviluppata nell’Aikidō, era in funzione della mobilità che le protezioni dello yoroi permettevano. Oggi, esistendo molte branche diverse, spesso con riferimenti a momenti diversi della lunga vita marziale di Takeda Sokaku, la didattica e la nomenclatura assumono spesso forme distinte, anche se, nell’insieme, la base tecnica non varia molto.

Nel nostro Dōjō si studia la linea facente riferimento a Mochizuki Minoru Sensei (1907-2003). Erede di una famiglia di samurai, Mochizuki Sensei fu senza dubbio uno degli ultimi grandi maestri di Budō del secolo appena concluso e la sua vasta esperienza marziale lo portò a considerare l’importanza di mantenere un modello didattico, anche per il Daitō Ryū, che riproponesse maggiormente l’originale efficacia dei tempi nei quale questa disciplina poteva differenziare la vita dalla morte.

Nel Daitō Ryū infatti viene tutt’oggi portato avanti il notevole bagaglio di tecniche di leva articolare e rottura (kansetsu waza), proiezione (nage waza), strangolamento (jime waza), immobilizzazione (katame waza), contro tecniche (kaeshi waza) e di percussione (atemi waza) che pongono questa scuola tra i più completi esempi di combattimento a mani nude di stampo feudale. Come gran parte delle altre branche di Daitō Ryū, in relazione all’origine dalla spada di tale disciplina, vengono obbligatoriamente impartiti insegnamenti di scherma. Nella Seifukai questa corrisponde al Tenshin Shōden Katori Shintō Ryū. Purtroppo lo schema originale della scuola di spada del clan Takeda è andato perduto nei secoli e oggi vengono affiancate ad esso altre scuole tradizionali, come ad esempio L’Ona Ha Ittō Ryū, stile che Takeda Sokaku apprese da Saigo Tanomo e che ancora oggi alcune branche sviluppano. La scelta del Katori Shintō Ryū va attribuita al Maestro Mochizuki Minoru, del quale era stato allievo e che vedeva, in una scuola così antica, una forma ben più vicina alla probabile scherma originale.

Pur continuando a portare avanti un insieme di forme (kata), alcune delle quali molto remote, il maestro Mochizuki poneva particolarmente accento a due aspetti da lui considerati assolutamente prioritari nello studio di un Ko-Ryū: L’efficacia e la realtà.

Il Gyokushin Ryū JuJutsu

Nel 1924 Minoru Mochizuki sensei, praticava il judo presso il Dōjō di Tokusambo sensei. Fu in questo periodo che egli incontrò Sanjuro Oshima dal quale apprese il Gykushin ryū Jujutsu.
Secondo Mochizuki sensei , a quell’epoca la pratica si limitava ai soli kata e a qualche tecnica di sutemi, e fu per tale ragione che egli rimase l’unico allievo della scuola.
Sanjuro sensei lo pregò di continuarne la pratica in modo da non far cadere lo stile nell’oblio e ciò che ci resta al giorno d’oggi non sono che 15 tecniche, ma a quanto pare ce n’erano molte di più.
I kanji che formano il nome G
yokushin Ryū significano “spirito sferico”, une palla che rotola liberamente. Secondo quanto riporta Mochizuki sensei, gli ci volle molto tempo per comprenderne il vero significato. Secondo il Nippon Bugei Ryū Ha Dai in possesso della nostra scuola centrale, la Koryū Budō Seifukai, la scuola aveva diverse branche, Jujtsu, Kenjutsu, Iaïjutsu e l’origine della scuola sarebbe il Gyokko Ryū. Si ritiene che il fondatore fu un certo Sasaki Goemon che insegnò nei feudi di Kyushu e Takeda. In attesa della traduzione e comprensioni di alcuni antichi scritti, queste sono le informazioni storiche in nostro possesso.

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