La nascita di quella che oggi è considerata una delle più importanti eredità della cultura Bushi, tanto da essere considerata in Giappone “patrimonio culturale” è dovuta al genio di un illustre samurai e maestro di armi (bujutsu), Iizasa Ienao Choisai. Fedele vassallo della famiglia Chiba nella provincia di Shimosa, alla caduta di questo clan, durante i disordini che caratterizzarono il periodo Muromachi a partire dal 1400, si ritirò, amareggiato, presso il tempio di Katori. Il luogo era dedicato al culto scintoista del Dio Futsunushi-no-o-kami, importante figura del pantheon nipponico e fu in quel luogo che al sessantenne Choisai venne l’ispirazione per la creazione della sua arte. Secondo la tradizione, mentre passeggiava nel tempio, vide che il cavallo accudito da un suo allievo nei pressi di una fonte del complesso religioso, moriva di colpo. In quell’evento il Maestro vide la presenza del Dio e ciò lo portò alla decisione di passare 1000 giorni di meditazione durante i quali si consacrò esclusivamente allo studio delle arti marziali e alla purificazione. Nel 1447, quando terminò il suo periodo di studio isolato, aveva completato il programma della scuola come ancora oggi la conosciamo.
Negli anni successivi, anche grazie all’illustre guida del Maestro Choisai (che visse fino alla veneranda età di 102 anni, morendo nel 1488), la scuola crebbe in fama. L’essere localizzata in un tempio ne rendeva possibile la pratica da parte di esterni, cosa non sempre possibile nelle scuole di bujutsu classico legate invece ad un singolo clan.
Da allora la scuola ha rappresentato uno dei più autentici esempi di tradizione samurai, giungendo a noi pressoché invariata in forme e stile.
Il Tenshin Shōden Katori Shintō Ryū
Anche se annoverava tra le discipline studiate forme ausiliarie come il Jujutsu, lo studio delle fortificazioni, dello spionaggio e di altre arti complementari, il Katori si è sempre distinto principalmente per la pratica delle armi tradizionali. Nell’iter didattico infatti ampio spazio viene assegnato alle armi bianche classiche nipponiche. La spada ha ovviamente un ruolo preminente e lo studente viene sempre iniziato proprio con la scherma (sia katana che kodachi). Ad essa vanno aggiunge lo studio delle due spade, lunga e corta insieme (Ryotō), la pratica del Bo o bastone lungo, della terribile lancia curva nipponica (naginata), dello lancia lunga diritta o yari (sojutsu), del lancio degli stiletti (shuriken) e dell’arte di estrazione della spada (Iaijutsu). A parte per gli shuriken e per lo Iaijutsu lo studio avviene da molti secoli con simulacri in legno, (per la spada chiamato bokutō o bokken) al fine di ridurre il rischio di ferimento durante gli allenamenti.
Due le peculiarità che ancora oggi colpiscono chi osserva questa scuola: la pratica rigorosamente per forme (kata) e il mantenimento di posture ideate per chi indossa l’armatura. L’utilizzo esclusivo di kata per la pratica, ha permesso alla scuola di mantenersi invariata nei secoli anche se occorre ricordare che un kata rappresenta solo un insieme di situazioni volutamente concatenate a scopo didattico e mai una reale condizione di combattimento. Lo studio dei movimenti del katori inoltre tiene sempre in considerazione l’armatura. Il periodo nel quale questa scuola è nata prevedeva infatti ancora un utilizzo massiccio di protezioni per il corpo che Ryū tradizionali nati dopo la fine delle grandi battaglie campali, dopo il 1600, non hanno conosciuto. Ne consegue un peculiare sistema di colpi fondamentali e guardie che considerano sempre la possibilità di indossare uno yoroi (prassi ancora osservata in alcuni Dōjō tradizionali come quello di Carniel Sensei a Neuchatel).
Oggi la scuola è sempre rappresentata da un Soke (caposcuola) discendente del fondatore e che ha sede presso il tempio di Katori nella prefettura di Chiba. Da alcune generazioni però il Soke è solamente una figura rappresentativa e la cura della parte didattica viene assegnata ad altri insegnati riconosciuti.